Non siamo mica gli americani – Vasco Rossi

Vasco Rossi conta milioni di fans che coprono diverse generazioni. Io non sono uno di quelli.
Ci sono stati periodi in cui lo ascoltavo spesso ma mai mi sono riconosciuto nella figura di un suo fan in senso classico.
Egli, come tanti, ha attraversato numerosi “periodi artistici” che spesso coincidevano con i suoi periodi della vita.
Ed ogni suo album risente della vita del rocker in quel preciso momento.


Il primo Vasco, probabilmente fino a metà anni ‘80, mi piaceva, anche abbastanza. Poi, a mio parere, è iniziato un declino forse anche naturale vista l’età che cambiava insieme con i suoi gusti e i suoi stati d’animo. Tranne qualche canzoni fuori dal coro (bellissima) la sua produzione è andata via via deprimendosi e deprimendo l’ascoltatore (me) fino ad arrivare a disastri assoluti quali le cover Generale e soprattutto la sua rovinosa cover di Creep dei Radiohead (l’ho detestato ed ancora mi domando il perché di quell’asta scelta!).

In tutto questo percorso c’è una perla: “Non siamo mica gli americani”. Un album secondo me perfetto dalla prima all’ultima traccia, che ascolto ogni tanto sempre con grande piacere (come oggi, ecco perché sto scrivendo questo articolo), che rappresenta perfettamente quella che è la mia idea di Vasco Rossi.
Partiamo dal titolo dell’ album: per quanto mi riguarda la frase estratta da “Faccio il militare” è già un capolavoro di per sé. Ci mostra un Vasco già schierato, tra le righe,  contro lo strapotere politico/militare a stelle e strisce. Un Vasco avanti almeno di un ventennio. Sì perché l’album vede la luce nel 1979 ed è soltanto il secondo vero album dell’artista.
Le tracce sono ormai leggenda.
Ognuna ha un tema diverso e Vasco le colora di rock ed umorismo anche quando i testi in realtà sono molto seri.
Si passa dalle insicurezze di un uomo nello stabilire un contatto fisico con una donna particolarmente audace (Io non so più cosa fare) alla descrizione di una domenica di festa in un paesino di provincia vissuta da un ragazzo medio (fegato fegato spappolato) passando per lo sfottò per il sevizio militare obbligatorio (e degli americani, come dicevamo), visioni del terzo tipo o presunte tali, altre donne protagoniste e donne a cui si sbatte in faccia la verità.

Questa è la mia personale visione dell’album.
Mi rimane solo l’obbligo di lasciarvi un link per ascoltarlo tutto.
E fatelo (o rifatelo) con attenzione 🙂

Anche perché parlare di Albachiara mi sembra superfluo, no?

Eccolo